venerdì 3 giugno 2011

Il trattamento della corioretinopatia sierosa centrale

La corioretinopatia sierosa centrale (CSC), nota anche come sindrome di Masuda,  è un’affezione, generalmente benigna, di natura essudativa, che colpisce la macula e/o l’area retinica circostante.
Per affrontare in modo corretto il problema del suo trattamento, se e quando necessario, è bene analizzare, seppur velocemente, la sua etiopatogenesi.Masuda
La CSC si produce a seguito di una raccolta di liquido nello spazio sottoretinico, provocato da piccole rotture localizzate dell’epitelio pigmentato retinico (EPR) come rappresentato nella figura.
Alla formazione di questa lesione concorrono alcuni cofattori:
  • stress
  • stati di ansia
  • la cosiddetta personalità di tipo A
  • livelli elevati di corticosteroidi circolanti (come nella sindrome di Cushing, dove l’incidenza di CSC è particolarmente elevata, circa il 5%)
  • infezione da Helicobacter pylori
  • ipertensione arteriosa
  • sindrome dell’apnea notturna
  • terapie corticosteroidee sistemiche
Dal punto di vista patogenetico si ritiene che alla base della lesione dell’epitelio pigmentato si trovi una sofferenza della vascolarizzazione coroideale determinata da fattori sistemici. Grande importanza è stata data alle condizioni emotive e di stress psicologico: in queste condizioni c’è un’aumentata produzione di cortisolo, che in concomitanza ad elevate concentrazioni di adrenalina circolante, può determinare un’ interferenza negativa con la circolazione coroideale.
Dal momento che l’evoluzione è favorevole nella maggior parte dei casi con un completo recupero dell’acuità visiva, si pone il problema se un trattamento è indicato oppure no. Secondo alcune statistiche, nel 10% dei casi, soprattutto nei casi con recidive, possono svilupparsi nel tempo alterazioni funzionali di varia entità, da discromatopsie acquisite a riduzioni della sensibilità al contrasto fino a gravi riduzioni permanenti dell’acuità visivi con distorsione delle immagini.
Non esistono, inoltre, studi clinici che confermino l’efficacia di un trattamento farmacologico in corso di CRC. L”unico intervento terapeutico  considerato efficace è la fotocoagulazione dell’area di leakage, se localizzata a sufficiente distante dalla fovea
A mio avviso un trattamento è necessario, per ridurre il periodo in cui la retina rimane distaccata dal complesso EPR coriocapillare, e quindi limitare la possibile sofferenza trofica dei fotorecettori maculari.

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