martedì 26 ottobre 2010

 Tuo figlio dice le parolacce? Ecco cosa fare!
Si imparano a scuola, con gli amichetti, oppure in spiaggia o al campo sportivo. E magari anche a casa, dai genitori o dai fratelli più grandi. Anche la televisione puo’ dare una mano. Intorno ai 3-4 anni, quando il bambino  frequenta ambienti diversi rispetto a quelli dell’ambito familiare,  il suo vocabolario si arricchisce di nuovi vocaboli tra cui le parolacce che ripete senza sapere veramente il significato. Se, poi, le parolacce sono utilizzate da bimbi più grandi l’emulazione diventa assoluta visto che questi esercitano sui piccoli grande attrazione. Sarà la reazione dei genitori, parenti, insegnanti… a far scoprire presto il “potere” che certe parole esercitano e l’effetto che provocano.
Le reazioni che l’uso della parolaccia provoca sono imbarazzo, rabbia, nervosismo, risate…e tutto questo  aumenta nel bambino l’attrazione verso di essa di cui scopre a poco a poco il significato e che impara a utilizzare come arma per difendersi dai compagni o dai fratelli e come strumento per imbarazzare gli adulti. Diventa per lui un modo per esprimere trasgressione e ribellione. E’ in questa fase che è necessario intervenire, per evitare le parolacce entrino a far parte del vocabolario quotidiano del bambino.
Come comportarsi:
· per non perdere credibilità, evitare sempre di usare un linguaggio volgare davanti al bambino che non dovrebbe mai sentire dire parolacce dal papà e dalla mamma.
· la parolaccia deve suscitare disapprovazione, nello sgridare il bimbo occorre mantenere la calma, facendogli capire che si tratta di una cosa da non fare.
· spiegare al bambino che l‘uso di parole sconvenienti è segnale di un vocabolario povero e che per ogni parolaccia esiste un sinonimo rendere il medesimo concetto, sinonimo non volgare!

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